Ritorno_Lucciole - Amicipassionisti

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     L’ANNO  IN  CUI  SCOMPARVERO  LE  LUCCIOLE

Fratel Giacomo sosteneva che le ultime lucciole erano state viste nel prato, al limite del bosco, dove il vento roteando alzava e accartocciava le foglie, scomponendole e ricomponendole.
Ma Fratel Giulio invece era altrettanto convinto di averle avvistate un mese dopo.
Ma tutti erano concordi nell’affermare che a settembre dell’anno del Signore 1965 le lucciole erano già scomparse.

Nel convento dell'Impruneta (periferia sud di Firenze) la scomparsa delle lucciole non era un evento eccezionale. I frati più anziani ricordavano che ciò succedeva periodicamente.
Infatti erano  già scomparse prima delle ultime due guerre mondiali. Restava comunque  un mistero dove finivano e perché poi ritornassero, dopo alcuni anni.
In convento ormai gli avvenimenti venivano datati dalla scomparsa o dalla riapparizione delle lucciole.
Fratel Alberto, per esempio, non si era perso nel bosco, quasi diluito nel fogliame dei tigli, nel 1940, ma esattamente due anni dopo la scomparsa delle lucciole.

Invece, ricordo, e come potrei dimenticarlo, la loro ricomparsa, all’inizio dell’estate del 1965.
I frati vennero svegliati, come ogni notte, per il canto del mattutino, non dal rumore del ferro battuto contro le pareti di una tavola di acero, ma dalle grida di fra Giulio :
“sono tornate, sono tornate, le lucciole sono tornate ”.
La voce percorse il lunghissimo corridoio dove affacciavano le celle, che aprendosi illuminavano i salti del fraticello, che faceva roteare il cordone e la corona, appesi ai suoi fianchi come cintura.
Per un inspiegabile istinto nessuno dei frati si diresse verso il coro, ma sciamarono verso il campo di papaveri illuminato da migliaia di lucciole.
 
Arrivati là dove il terreno s’impennava verso il bosco di conifere,  si misero in ginocchio e cominciarono a salmodiare.
Quello che non ricordo di quella notte è se fossero le lucciole a girare intorno e sopra i frati in preghiera o se le laudi, salendo verso il cielo ricoperte di rugiada, scintillassero anch’esse insieme alle lucciole.
Durò  l’intera notte la salmodia, mentre il vorticare delle lucciole assumeva forme antropomorfe.
Si poteva scorgervi,  in alcuni momenti, quasi un candido mantello. Capii allora che le figure luminose spesso scambiate per apparizioni della Vergine, altro non fossero che sciami di lucciole.
In tutto quel punteggiare di bioluminescenze si riuscivano a distinguere i maschi delle lucciole per il verdeblu della loro luce intermittente,  mentre le femmine per segnalare la loro posizione rispondevano da terra lampeggiando: era la cosiddetta  fiaccola dell’amore, un faro naturale.
I frati più anziani, che avevano assistito a più di un ritorno delle lucciole, riuscivano addirittura a scorgere una luce fissa e molto debole: era il segnale delle larve.

All’improvviso la sera  trovò pace. L’irrequietezza degli alberi, straziati dai grilli, si ricompose ed il  respiro dell’erba quasi non si percepiva.

E i frati ?
Distesi, quasi prostrati, facevano fatica a staccarsi dall’odore di papaverina che avevano respirato e che li aveva trasfigurati.
Non sapevano né dove fossero, nè dove dovessero andare.
Il fraticello che aveva suonato l’inizio della preghiera mattutina, s’alzò frastornato e assorto.
Con tocco lieve agitò il trocolo ed i frati lievitarono sull’erba umida.

 Si udì allora una “laus Dei”:
“breve è la vita delle creature dell’universo;  al mattino sono come erba rigogliosa che alla sera appassisce”.

Le lucciole illuminarono bosco, macchia e prati per l’intera estate. Poi misteriosamente scomparvero e nessuno li ha più viste.
Ma i frati continuano a datare lo scorrere lentissimo delle loro giornate, dall’ultima apparizione delle lucciole: estate dell’anno del Signore 1965.

                                             Biagio  Vallefuoco
                                                          


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