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Vinello Frati

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                                   IL VINELLO  DEI  FRATI  

Oggi, a distanza di quasi 60 anni, potrei riconoscere i conventi dall'odore del vino che vi si beveva.
E' legato all'odore asprigno di un vinello che un benefattore aveva regalato ad un frate questuante, la storia che voglio raccontarvi . Quel vino con ogni probabilità non era quello delle nozze di Cana. Infatti aveva tutte le caratteristiche organolettiche del nettare degli dei, ma era bianco, non giallo paglierino. Era infatti incolore, la qual cosa insospettìva non poco i frati. Insomma appariva alla vista come l'acqua delle nozze di Cana prima che  Gesù la facesse arrossire.
Per giorni le bottigliette di quello strano nettare restarono piene sui tavolacci dei refettori. Ed il confratello addetto alla distribuzione e al ritiro dopo il pasto, aveva il suo bel da fare (avrebbe anche imprecato, potendo).
Il padre Economo era convinto che alla fine i frati l'avrebbero bevuto. Evidentemente non conosceva l'ostinazione dei propri confratelli.
Ma un giorno, in una di quelle interminabili ore di meditazioni, al frate cantiniere venne un illuminazione (Gesù, perdonatelo ! ). Le damigiane di quell'uva che il sole non aveva colorato erano purtroppo tante, e per mettere in atto la soluzione escogitata ci sarebbero voluti sei mesi.
L'idea sarebbe piaciuta all'autore dei Fioretti di San Francesco.

Di sera (dopo la Compieta) quando i frati si ritiravano nelle loro anguste celle e si udiva il rumore dei cilici...battere sulle sedie, il frate cantiniere con la complicità di un altro confratello prelevava una damigiana di vino, la trasportavano verso un dirupo e annaffiavano i capperi che crescevano nelle pareti dei muri che reggevano il convento per non farlo scivolare nel fiume Serchio.

Quando il frate economo notò che le damigiane di vino diminuivano, esclamò : “ ve lo avevo detto che l'avrebbero bevuto ! “.
Ma quando le damigiane stavano finendo, con grande gioia dei confratelli, mentre il vino dell'ultima damigiana scorreva verso la valle del fiume tanto caro al poeta Ungaretti, udimmo alle nostre spalle un urlo disperato: “ Nooo...ma cosa fate ?” .
Ci voltammo e notammo il viso del contadino boscaiuolo Gigi, che lavorava per il convento tagliando legna e raccogliendo funghi,
Era un garfagnino a cui i frati davano ospitalità cibo e 3 litri di vino giornalieri.
Partiva all'inizio dell'estate dal convento e tornava a novembre con sacchi di funghi secchi.
Faceva coppia con un altro personaggio mitico tifoso della Viola, Francesco smilzo e guercio.
Con un suonatore di violino, Vincenzo, naturalmente napoletano, componevano lo staff laico del convento.

Dopo l'urlo decidemmo di donare l'ultima damigiana di quello strano vino a Gigi.
La trasportammo in una zona poco distante dal convento dove alloggiavano i coloni, e la posizionammo in un soppalco sopra il locale dove lui dormiva.

Trascorse un po di tempo e di  Gigi non si ebbero più notizie. Nessuno lo aveva visto da giorni e la cosa grave era che non aveva ritirato la sua dotazione di vino giornaliera.
Al terzo giorno ai confratelli che avevano avuto la brillante idea di donargli la damigiana di vino venne un sospetto.
Si precipitarono nei locali fuori dal convento dove era stato ricavato un teatro, e furono investito da un intenso odore di alcool.
Trovarono Gigi immerso nel vino e il locale allagato.
Faticammo non poco a rimetterlo in piedi e a nascondere agli altri confratelli quello che era successo.
Ma si sa, i segreti in convento durano il tempo di un pater ave gloria.

                                            Biagio  Vallefuoco



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